Cammino per Santiago e Stati Uniti d’America

Cammino per Santiago e Stati Uniti d’America
In viaggio con la figlia adolescente per due anni consecutivi

martedì 1 aprile 2025

Chiudo in bellezza,

con la mia opera magna

Il 21 agosto 2024 (in coincidenza con il 47° anniversario della mia partenza per il viaggio in Vespa verso l’India e il Nepal) ho aperto un altro Blog, un po’ diverso dai miei precedenti pertanto un’occhiata dovreste darla. Che cosa tratta? Illustra la mia tappa editoriale conclusiva, con inclusa una proposta spiegata nei Post fissati in alto. Poi, però, dovreste far scorrere a mo’ di rullo verso il basso e lì le curiosità non mancano. È l’ultima mia idea e v’invito a vederla, ecco il link per accedere  https://Giorgio-Caeran-mezzo-secolo-di-viaggi.blogspot.com/   🛵🙏🙌👌👍😍😘

Avrei voluto far nascere l’ultimo mio libro con l’avvallo di uno Sponsor, perché si sa che quasi nessuno voglia avere a che fare con libri troppo voluminosi; pertanto diventa determinante la figura dello Sponsor. Si dice che le cose belle richiedono tempo, ed è vero: non si pensi che uno Sponsor lo si trovi facilmente, ma ci vuole pazienza e determinazione. Mi sono poi detto: E se l’attesa per un ipotetico Sponsor possa alla fine bloccare tutto, magari fino al compimento dei miei ottant’anni... visto che a maggio ne farò 73? Eh, già; considerata la situazione intuisco che stavolta le cose belle vanno fatte quando si accende una lampadina. Infatti, così è stato: il 19 ottobre 2024, al Portello di Milano, ho trascorso quasi tre ore con Stefano Trentin, un vespista-motociclista che ha voluto incontrarmi (e comprare un mio libro). È stato piacevolissimo discutere con lui attorno al tavolo di un bar e a un certo punto lui mi ha posto una domanda: Se tu dovessi scegliere quale sia tra i tuoi libri quello che ci terresti di più e che addirittura sceglieresti come unico, a discapito di tutti gli altri da te pubblicati, che diresti? Insomma, con quale tuo libro vorresti essere ricordato?

Gli ho risposto che non ho dubbi: è “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”, il mio ultimo lavoro che, però, non è ancora sbocciato. A causa delle 576 pagine, e di conseguenza ai suoi costi alti, sarebbe indispensabile trovare uno Sponsor che prenoti 65 copie. Allora Stefano mi ha detto: Se ci tieni tantissimo a questo libro, perché lo consideri il migliore in assoluto che tu abbia fatto, sarebbe un peccato non vederlo nascere e quindi, che fare? Al diavolo tutto quanto e ti fai stampare 4 o 5 copie per te (a spese tue) ma con una cosa importantissima proiettata al futuro. Il libro sarà depositato da ‘Youcanprint’, perciò in qualsiasi momento – pure a distanza di anni – si può comprare rivolgendosi direttamente lì (so che loro stampano perfino una sola copia, a richiesta); oppure si fa tramite qualsiasi Store. In ogni modo uno Sponsor potrebbe eventualmente subentrare anche dopo, poiché una cosa non esclude l’altra. L’importante, però, è che questo libro sia fatto conoscere, se ne parli, altrimenti è tutto inutile. Comunque sappi che se lo pubblicherai mi prenoto già una copia, che mi spedirai con tanto di dedica… così se tu dovessi morire io potrò vantarmi di avere il tuo miglior libro pubblicato. Per me sarebbe un grande onore, e non preoccuparti per il prezzo… qualunque sia te lo meriti. Si spendono soldi in cavolate e perché non si dovrebbe fare per un libro super?

C’è di che riflettere, ma non è che Stefano stia aspettando la mia dipartita? Con tutto ciò la sua idea l’ho valutata e poi con molta calma l’ho fatta mia perché voglio che questo sia l’unico mio libro collegato con me, il mio più bel regalo che possa fare, e che veda la luce adesso senza aspettare, forse invano, che il vento gonfi la vela della fortuna sotto forma di Sponsor. Per questa mia pubblicazione d’addio nel campo editoriale me la sono presa comoda prima di sciogliere ogni dubbio, valutando i pro e i contro: una questione tutt’altro che semplice, con il timore forte di sbagliare o di pentirmi. Alla fine ascolto il suggerimento di Stefano e gioco il dado della fortuna: l’ho pubblicato, ma con poche copie iniziali… poi si vedrà. La mia cagnolina Penny potrebbe diventare il mio quadrifoglio portafortuna. A ogni buon conto chi volesse acquistare il libro può rivolgersi a ‘Youcanprint’, e si consideri che le porte sono sempre aperte per qualche eventuale ‘Sponsor’ che intenda subentrare (ringraziandolo). Riguardo invece a quella manciata di copie che prendo non posso venderle scontate, ma al prezzo di copertina… proprio perché la tiratura che chiedo è bassissima, e quindi al momento io non riesco a usufruire di sconti utili.

Dei miei libri ce ne sono due cui tengo tantissimo, mettendo in secondo piano gli altri cinque: parlo di “Papà, andiamo a Santiago? – Padre e figlia sul Cammino Portoghese” – per la sua bellissima impaginazione, con le 160 pagine interne del tutto colorate, fatta da mia moglie Marika – e di quest’ultimo del febbraio 2025 (perché raggruppa tutto quanto, e inoltre è sia scritto sia impaginato meglio degli altri).

Ed eccomi con il logo sulla copertina: perché? Intendiamoci, in questa riedizione non ci sarebbe motivo giacché finora non c’è uno Sponsor. Avevo proposto a Ilario Lavarra – che dal 16 settembre 2017 sta facendo il giro del mondo su una Vespa – di volerlo sostenere, dandogli gli incassi delle vendite di questo libro fino al raggiungimento di 1.000 euro. Lui mi ha ringraziato facendomi però notare che in questo periodo fa un’enorme fatica a stare dietro a tutto. Perciò non riuscirà a promuovere il libro e quindi non se la sente di assumersi degli impegni, seppur gratificanti. A questo punto subentrano due grandi vespisti-viaggiatori: l’amico Edi Fadelli  (del Vespa Club Pordenone) e Denis Ciani (del Vespa Club Gemona), proponendomi di fare la promozione del libro – senza esserne Sponsor – con il loro Cavalieri in Vespa di cui ho fissato il logo sulla prima di copertina. Ecco perché, sebbene non ce ne fosse bisogno, metto il loro logo... almeno fino a quando troverò uno Sponsor.

Tuttavia sia chiaro che qualora ci fosse la possibilità di coinvolgere uno Sponsor – nonostante la pubblicazione già avvenuta –, il suo logo sostituirà quello attuale che c’è in copertina e la 2ª pagina sarà tutta sua. Ne consegue che ci sarà una certa prenotazione di copie, proprio da parte dello Sponsor e con tanto di logo appropriato.

La pubblicazione della mia fatica conclusiva ho voluto farla innanzi tutto per me stesso, per gratificarmi, per la mia pignoleria, indipendentemente da quali saranno gli eventuali sviluppi delle vendite: in concreto, è quella che mi soddisfa di più in assoluto. Mi piace chiudere con il mio lavoro più bello che abbia mai fatto, superando perfino la 2ª edizione del 6° libro (mi riferisco a quello del dicembre 2023 che, per intenderci, ha 568 pagine ed è già più bello di quello con 564 pagine del giugno 2023), il che la dice lunga. Ho rivisto l’intero testo, limandolo e correggendolo dove fosse necessario, e ho pure aggiustato qualche intervento grafico. Ci ho lavorato tanto – caratterialmente sono incontentabile e voglio sempre il massimo da me stesso – e il risultato, lasciatemelo dire, stavolta è diventato fantastico: ora è il mio fiore all’occhiello e me la godo, abbiate pazienza ma… quanno ce vo’ ce vo’.

 

Scheda tecnica

Titolo:  “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”.

Autore: Giorgio Càeran.

Pubblicato: verso la metà di aprile 2025.

* 576 pagine, con cucitura a filo di refe (pesa 1.150 grammi).

Formato: cm 17 x 24 – copertina da 300 gr con alette larghe 9 cm.

Battitura del testo e impaginazione grafica: Giorgio Càeran.

Copertina: Marika Moreschi e Giorgio Càeran.

Prefazioni di Riccardo Costagliola (Presidente Fondazione Piaggio e quindi del Museo Piaggio) e di Luca Gianotti (guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della Compagnia dei Cammini).

Prezzo di copertina: 35 euro.

ISBN ‘Youcanprint’: 979-12-22796-51-2

domenica 22 febbraio 2015


UN’INFORMAZIONE
Chi volesse leggere il diario della nostra vacanza negli Stati Uniti d’America, invito a vedere un blog gemello a questo, ossia “Diario vacanza americana (2014)”, cliccando il link messo qui di seguito:
https://diarioamericano2014.blogspot.com/




venerdì 12 settembre 2014

Perché abbiamo fatto il Cammino verso Santiago?


Papà, facciamo il Cammino di Santiago de Compostela?

Questa è stata la richiesta che mia figlia Chiara fece un anno prima. L’idea di questa escursione, infatti, è nata da lei. Chiara, durante l’estate del 2012, nella nostra casa di villeggiatura in Abruzzo mi ha proposto d’intraprendere al termine della scuola dell’anno successivo questo percorso. Il fatto che a suggerirlo sia lei è importante, ed è indicativo che una sedicenne proponga certe camminate. Il “perché” non gliel’ho chiesto, ci ho pensato dopo, quando siamo tornati, quando ho sentito l’importanza dell’esperienza sulla pelle; ed è stato a quel punto che mi sono chiesto non solo “perché il Cammino anziché Rimini?”, ma anche “perché chiederlo a me?” A Chiara non mancano gli amici e non siamo dei genitori proibitivi… io di certo avrei rotto le scatole per andare con i miei amici. In ogni modo la richiesta è stata accolta e mantenuta, per un anno, fino alla partenza, senza tentennamenti. A dire il vero Chiara non ha rinunciato a coinvolgere i suoi amici, ma semplicemente erano loro che non avevano alcuna intenzione d’essere coinvolti nella camminata. Questo particolare mi riporta a quando ero giovane e volevo coinvolgere qualcuno nei miei viaggi: vedo delle analogie tra le due epoche e non penso per niente che sia un dettaglio generazionale.

Sui miei blog ci sono dei giovani che mi sottopongono, in parte, i loro disagi e mi raccontano i loro malesseri del vivere quotidiano sognando la fuga, il viaggio, la libertà. Poi, però, trovano grosse difficoltà a realizzare, o quantomeno a tentare di fare, tutto ciò. Stiamo attenti a non cadere nel tranello con il pensare che i giovani di oggi siano meno propensi a sperimentare certe scelte di vita, mentre trenta o quaranta anni fa era più normale. Rapportandomi con la mia esperienza mi sento di smentire certe valutazioni. Mi sembra la stessa situazione della generazione Sessantottina o hippy, catalogandole come se fossero realtà consolidate su vasta scala. Io, invece, ritengo che, tanto per ancorarmi a quei due movimenti, chi ne apparteneva era una minoranza neanche poi tanto numerosa. Stessa cosa è per la voglia di avventura: quando ero giovane facevo una gran fatica a convincere un solo coetaneo per mollare tutto e tuffarsi a piedi uniti in un bagno di avventura incondizionata. Inizialmente, quando si facevano progetti, sembrava di essere la metà di mille, poi, con il procedere verso la linea concreta… beh, pian piano si defilavano tutti. Era così allora ed è così adesso. Perché è difficile troncare un modo di vivere consolidato per tentare l’ignoto o qualcosa di diverso dalla solita routine.

Perché io ho accettato l’invito? Chiara ha una certa età chiamata adolescenza, ma anch’io ho già una certa età il cui tallone d’Achille potrebbe essere un entusiasmo non molto forte che rischia di scemare di fronte alle varie difficoltà. Almeno in teoria questa potrebbe essere l’incognita di chi non è più giovane. Mi sento ancora in forma, pronto a fare più di venticinque chilometri il giorno. Non ho ritenuto di fare alcun allenamento precedente, del resto sono abituato a tenermi sempre in movimento e Chiara? Beh, lei la preparazione voleva farla, ma non aveva tempo.

Il Cammino scelto è quello Portoghese, e di preciso da Porto a Santiago de Compostela perché corrispondeva meglio ai giorni di ferie che avevo a disposizione. I Cammini verso il capoluogo della comunità autonoma della Galizia sono fatti per la maggior parte da persone motivate dalla fede religiosa. Nel nostro caso, invece, abbiamo affrontato questo Cammino dal punto di vista laico, non essendo credenti. In ogni caso, io sono contento di aver scelto quello Portoghese, proprio perché lì non c’è il caos del tanto decantato... Cammino Francese, che m’interessa sempre di meno.

Da Santiago, al termine della camminata siamo andati con un pullman, su un tragitto di circa 85 km, a Fisterra (chiamata anche in latino Finisterrae, oppure Finisterre o Finis Terrae… fine della Terra), la punta occidentale dell’Europa continentale. Sulla via del ritorno, a Cammino concluso, abbiamo visitato Porto, il santuario Bom Jesus do Monte e Coimbra, per poi tornare a Lisbona e da lì prendere l’aereo per l’Italia. Abbiamo annotato costi, ostelli, orari, tappe, tutto ciò che potrebbe agevolare chi avesse intenzione di intraprendere questo percorso.

Del Cammino, sinteticamente dico che il percorso di 224 chilometri l’abbiamo fatto in dieci tappe, il resto è stata vacanza… soprattutto in Portogallo. Un tratto breve – se si considera che il tragitto classico (ossia il Cammino Francese, che parte nei Pirenei a Saint Jean Pied de Port) è di circa 775 chilometri – ma, tuttavia, bene rapportato con il tempo che abbiamo avuto a disposizione.

A livello concreto, il puro Cammino è iniziato il 21 giugno 2013 ed è finito nella bella Santiago de Compostela domenica 30 giugno.

Mi è stato chiesto se ritengo il Cammino l’avventura, o eventualmente l’esperienza più importante che io abbia vissuto. Calma e stiamo con i piedi per terra. Intanto diamo il valore giusto alla definizione di avventura: secondo me l’avventura c’è quando si sfida l’ignoto e in un Cammino verso Santiago de Compostela d’ignoto non c’è niente, perché si sa benissimo a quali distanze ci sono gli alloggi dove pernottare, e per di più si segue un percorso di continuo indicato dalle frecce gialle… lasciando poco margine agli imprevisti. Io penso che l’avventura viva diametralmente opposta alla programmazione. Sull’esperienza più importante della mia vita, anche qui invito alla calma giacché ne ho tante altre da incorniciare. In me, dunque, restano vivi nella mente alcuni particolari momenti, quali per esempio il viaggio di undici mesi in India con la stessa Vespa 200 Rally con cui l’anno precedente andai a Capo Nord, l’autostop fatto nel bel mezzo del Sahara, l’attraversamento dello stesso deserto su un piccolo camion con ben cinquanta tuareg a bordo, i diversi giorni di navigazione sul rio Ucayali (assieme al rio Marañón costituisce l’origine del rio delle Amazzoni) su una rudimentale imbarcazione mangiando cibi cotti con l’acqua del fiume, i terribili percorsi andini boliviani e peruviani, la visita alla miniera di Potosì, l’autostop nella Patagonia, l’attraversata in autostop dell’intera isola fredda e ventosissima della Terra del Fuoco fino a Ushuaia, con relativi passaggi fortuiti sulla strada del ritorno. Non posso dimenticare anche i viaggi faticosissimi nell’Africa subsahariana, sia su deteriorati tassì-brousse (tassì collettivi) sia su sovraffollati treni; o che in Madagascar ho rischiato di annegare per cause assurde e incredibili. Ovunque ho ricevuto una calorosa ospitalità e degli aiuti da parte dei nativi, ho familiarizzato con una moltitudine di persone... alcune delle quali sono poi venute a trovarmi in Italia.

Sono dell’idea che ogni cosa debba essere collocata nella sua giusta posizione e il Cammino di Santiago era una perla che mi mancava e perciò acquista la sua importanza per me, soprattutto per averla fatta a sessantuno anni, e ne sono contento di averla assaggiata con mia figlia. Pur sapendo che è pur vero che ogni Cammino è una storia a sé e si differenzia comunque dagli altri, io non ripeterò questa esperienza, come non ho ripetuto le precedenti che ho vissuto, cercando pur sempre – per quanto mi sia ancora possibile – di rimanere fedele al mio spirito nomade rimasto… seppur assottigliato. A me piacciono stimoli nuovi e perdo interesse per le repliche, per il copia e incolla, questo da sempre anche quando ero giovane. Del resto fare una cosa di cui so già come va a finire, è come rileggere lo stesso giallo sapendo sin dall’inizio chi è l’assassino: non c’è pathos in ciò. Forse sono fatto male, ma sono così. Se ci fosse un’opportunità oggi gradirei tantissimo volare sopra le Alpi in mongolfiera, oppure fare lunghi percorsi europei su un calesse e via dicendo… insomma sarei attratto da cose che non ho mai fatto. Eviterei, però, altri ampi giri in Vespa o dei lunghi Cammini famosi… di cui conosco già le loro sfumature. Questo è il punto. Tutt’al più preferisco fare – in maniera concreta – delle camminate sul Gran Sasso o sulle montagne lecchesi, ma non quelle classiche troppo affollate di pellegrini: no, non è più il caso. Eviterei pure i viaggi in autostop, giacché ne feci in quattro continenti (una cosa comunque da non prendere più in considerazione, sia per la mia età sia perché non è più il momento). Insomma, non ho mai voluto specializzarmi in una disciplina e così cerco solo cose nuove, salute permettendo, poiché tutto ciò che ho già sperimentato mi diventa tedioso. In definitiva, e detto in sintesi, il mio concetto è che non voglio ripetermi: non più né Vespa né Cammini. D’altro canto il così fan tutti non fa per me; penso, invece, che sia meglio una vita per nulla scontata e un po’ fuori dagli schemi e non m’interessa seguire le mode.

Per Chiara la situazione è diversa dalla mia, anche in rapporto alla sua fresca età, e le auspico che in futuro segua un altro Cammino verso Santiago de Compostela. So che mia figlia è assai determinata e può darsi che verrà il suo momento di rimettersi lo zaino in spalla e seguire altri sentieri che porteranno in Galicia. Poi può essere che i vari impegni non le permetteranno di fare un’altra esperienza simile, ma non si sa mai. Chiara è motivata e potrebbe fare un altro Cammino, soprattutto perché n’è rimasta affascinata dall’incontro con persone aperte e disponibili, insomma le è piaciuto lo spirito di gruppo che gente sconosciuta riesce tuttavia a far prevalere. Le sono piaciute la collaborazione e la tolleranza, al di là della nazionalità di appartenenza. Ecco, questa è la cosa che ricorderà più di ogni altra, ed è ciò che la stimolerà a tornare di nuovo a Santiago de Compostela. La cosa che non le piace, e neppure a me, è interpretare il Cammino come un fatto agonistico, una gara. Chi vuole gareggiare ha altri palcoscenici in cui misurarsi, ma qui è patetico solo a pensarlo.

Invito a diffidare di chi sostiene che o si fa il Cammino vero, o è meglio non farlo per niente. Chi dice così è una persona pigra che prende ogni scusa pur di non agire, limitandosi solo a blaterare. Non esiste più il Cammino vero, poiché innanzi tutto non si è più nel Medioevo, e inoltre ci sono diversi itinerari e ciascuno può scegliere quello più consono. L’importante è camminare, tutto il resto viene dopo: sarebbe un peccato limitarsi a sognarlo senza mai decidersi a metterlo in pratica. Le spese sono abbordabilissime e ho constatato che avendo vissuto dieci giorni di pellegrinaggio e altrettanti da vacanziere… beh, i costi sono lievitati nella seconda veste, anche per i mezzi di trasporto, mentre nella prima sono stati davvero bassi se si pensa che negli ostelli si pagava 5 o 6 euro per notte. Sono dell’idea che ogni cosa deve essere collocata nella sua giusta posizione e il Cammino di Santiago era una cosa che mi mancava e perciò acquista la sua importanza per me, soprattutto per averla fatta a sessantun anni, e ne sono contento di averla assaggiata con mia figlia.

Chiara è motivata e ha voglia di fare un altro Cammino, soprattutto perché n’è rimasta affascinata dall’incontro con persone aperte e disponibili; insomma le è piaciuto lo spirito di gruppo che gente sconosciuta riesce tuttavia a far prevalere. Le sono piaciute la collaborazione e la tolleranza, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza. Ecco, questa è la cosa che ricorderà più di ogni altra, ed è ciò che la stimolerà a tornare di nuovo a Santiago de Compostela.

Prima che io partissi, Angelo Vittorio Gambella mi disse: Non vi è evento più bello che fare questa esperienza con i propri figli. Ha ragione.

 

Giorgio Càeran